Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Chiesa dell'Addolorata (CASALE M.TO)
Diocesi di Casale Monferrato ( sec. XVIII; XIX )
Piazza Statuto, 15033, Casale Monferrato, Alessandria
L’attuale chiesa dell’Addolorata, inserita all'interno del tessuto urbano, fu realizzata tra il 1751 e il 1840, su progetto iniziale del conte Francesco Ottavio Magnocavalli, modificato in fase d’esecuzione dall’architetto capomastro Giovanni Battista Felli, e dall’ingegnere capomastro Bernardo Lombardi.
Il corpo principale della fabbrica risultò terminato nel 1768, un anno dopo si concluse anche la cupola su disegno attribuito da De Morani al capomastro Giovanni Battista Felli.
I lati nord ed est risultano addossati ad altri fabbricati, mentre i lati sud e ovest (facciata) si affacciano su vie pubbliche.
La facciata, che nel disegno settecentesco del Magnocavalli si presentava scandita da grandi colonne neoclassiche, subì modifiche nel secolo XIX e fu terminata nel 1840 dall’architetto Giovanni Formiglia, che sacrificò le colonne originali troppo sporgenti, in favore di quattro lesene con capitelli corinzi, per facilitare la nuova viabilità.
Saverio Franzi realizzò i cinque bassorilievi, in marmo bianco delle cave di Viggiù, raffigurantii la Deposizione dalla Croce con Cristo circondato amorevolmente dalla Madre e dalle Marie, la Purificazione della Vergine Deipara (genitrice di Dio), l’incontro tra Gesù e Maria al Golgota e due gruppi di emblemi della Passione.
La pianta centrale dell’aula a base ottagonale è sormontata da un’importante cupola, e prosegue lungo l’asse longitudinale con il volume del corpo presbiteriale a base rettangolare, chiuso da un’abside curvilineo. A quest’ultimo si addossano bassi fabbricati di pertinenza della chiesa. All’esterno la possente mole della base risulta snellita dalla verticalità del tiburio ottagonale, arricchito da frontoni curvilinei e dalla lanterna.
Nel 1893 fu affidato al pittore Carlo Costa di Vercelli il progetto del nuovo slanciato campanile (in sostituzione di quello antico, ancora esistente), che fu costruito solo nella parte bassa, che oggi ospita la sacrestia.
L’altare maggiore è datato 1773 come progetto di Francesco Valeriano Dellala di Beinasco, architetto della corte sabauda; l’altare di sinistra del 1783, opera di Galletti di Pontestura ha come icona una Deposizione dipinta da Serra di Calliano, un allievo di Ferdinando Cairo.
L’organo è stato costruito dai fratelli Carrera, restaurato e riplasmato da Paolo e Luigi Mentasti nel 1888.
Fin dalla sua inaugurazione la chiesa fu adibita a conservare la macchina processionale, costituita dalle statue del Crocifisso e dell'Addolorata. Esse si possono ammirare in composizione solo durante la Settimana Santa; durante il resto dell'anno sono divise e utilizzate separatamente: il Crocifisso come ancòna dell'altare maggiore e l'Addolorata presso l'altare laterale destro. Furono commissionate dalla confraternita dei Disciplinanti o della B.V. dei Setti Dolori, compagnia istituita a Casale Monferrato il 9 gennaio 1614 dal vescovo Tullio del Carretto e poi confermata dal successore monsignor Scipione Pascale l'11 ottobre 1616.
Le notizie e gli studi sul gruppo scultoreo si sono susseguite nel corso del tempo testimoniando così ancora un'attribuzione incerta sull'autore.
Secondo Vincenzo de Conti le statue sarebbero opera di Severino Felice Cassini (1698), il quale le ricavò dal legno di due alberi del bosco presso Coniolo, di proprietà del marchese Fassati. Ma il De Morani asserisce che l'artista morì prematuramente a causa delle inalazioni dei veleni contenuti nelle vernici a cui fu sottoposto durante i lavori di pittura delle statue. Noemi Gabrielli indica Federico Felice Cassini, definito lo scultore migliore del Seicento a Casale Monferrato, essere l'autore del complesso e ipotizza una parentela con Paolo Felice Cassina, nato a Cernobbio e figlio di Domenico.
Il Crocifisso ligneo è plastico e allungato nelle proporzioni; il viso affilato e reclinato in espressione di serenità.
La Vergine è un capolavoro, scolpito con una rara finezza di modellatura nel viso, nel profilo esile accurato, nel tratto ovale aggraziato. Negli occhi abbassati vi è un'espressione di dolore, profondo ma contenuto. I capelli raccolti in un'acconciatura semplice, incorniciano elegantemente il volto delicato.
Gli ultimi studi di Germana Mazza del 1999 puntualizzano l'origine lombarda dei Cassina e ipotizzano una presenza di due artisti diversi, consanguinei tra loro e confusi per una evidente omonimia. Al momento si può affermare che l'Addolorata e il Cristo vennero dunque scolpiti dalla bottega dei Cassina per la processione del Venerdì Santo, ovvero per la funzione dell'Entierro, la sacra rappresentazione di origine spagnola e di carattere drammatico, proprio dello spirito riformato.
La Confraternita dei Disciplinanti o del Crocefisso e l’Entierro.
La Confraternita, istituita il 9 gennaio 1614 dal vescovo mons. Tullio del Carretto fu confermata dal successore mons. Scipione Pascale l’11 ottobre 1616. I confratelli vestiti con una cappa e cappuccio di sacco, con il capo coperto e il cilicio ai fianchi accompagnavano i funerali e partecipavano, durante la Settimana Santa, all’adorazione del Santissimo nella cattedrale di S.Evasio.
Come da decreto di fondazione di mons. del Carretto la Compagnia era affidata ai padri di San Filippo e così rimase fino all’inizio del Settecento. Già dalla Pasqua del 1699 erano avvenute le prime trasformazioni nella vita della Compagnia, quando, lasciate parte delle finalità alla Compagnia di S. Evasio, si dedicò totalmente alle sacre rappresentazioni di carattere drammatico.
La sera del Venerdì Santo, il 17 aprile 1699, in Cattedrale la Compagnia tenne la prima processione dell’Entierro (vocabolo spagnolo), finalizzata alla celebrazione della Deposizione della Croce, in origine composta da due momenti: l’orazione funebre sulla Deposizione di Gesù in chiesa e la processione notturna per la città, con i confratelli che si flagellavano.
Essa si diffuse particolarmente nello stato di Milano in epoca barocca e un'ampia diffusione dell'Entierro è testimoniata oltre che a Casale Monferrato in diversi paesi del basso Piemonte.
Così descrive De Morani: “con grande solennità e concorso di popolo, prima della quale si recitava da un elegante oratore una orazione funebre, analoga a detta funzione [..] terminata la lugubre e tenera funzione interveniva poi la confraternita dei Disciplinanti alla solenne processione che si soleva incominciare ad un’ora di notte e terminare alle ore quattro del predetto Venerdì Santo, nel quale tempo erano tutte le contrade splendidamente illuminate ed in questa processione alcuni confratelli si disciplinavano fino al sangue, altri trascinavano coi piedi nudi grosse catene, ed altri portavano pesantissime croci sulle spalle..”
In un libretto a stampa del 1700 “Le Granatiglie, dette fiori della Passione”, dedicato dai Disciplinanti alle dame casalesi, invitate a riflettere sul mistero della Passione e sul ruolo delle donne che piangendo, portando unguenti e pregando, accompagnarono Gesù al Calvario, è ricostruito tutto il testo della funzione, dall’esortazione al peccatore iniziale, al distaccamento del corpo dalla croce e alla Deposizione, rappresentati in chiesa nei vari momenti della processione esterna con la rassegna degli strumenti della Passione.
A partire da questo anno si accesero le istanze autonomiste della Compagnia dai padri di san Filippo; ne nacque una causa, discussa prima presso la curia vescovile e poi alla Sacra Congregazione Romana.
Nonostante la mediazione del Vescovo la situazione non si risolse; alla fine del 1705 una delegazione di padri della Casa della Missione di Pavia con il superiore padre Giuseppe Antonio Seghini, su invito del vescovo Radicati, propose una soluzione radicale alla controversia: o la totale sottomissione dei confratelli ai padri di San Filippo o la separazione da loro.
Come si legge nella relazione del priore Carlo Bernardino Scozia, allegata all’atto notarile del gennaio 1706, i confratelli scelsero di lasciare San Filippo, portando con sé le statue del Crocifisso e dell’Addolorata, le loro cappe, la croce, le altre suppellettili e gli arredi di proprietà, trasferendosi provvisoriamente nella chiesa di Santo Stefano, in attesa di costruire un proprio oratorio.
Nel giugno del 1706, una piccola casa in Cantone Lago, in Vicolo Barrera, che il confratello Domenico Lorenzo Morselli aveva acquistato il 25 gennaio dello stesso anno, fu trasformata in oratorio. Fu inoltre stipulata con i padri Minori Osservanti di Sant’Antonio la concessione alla compagnia “del privilegio primativo di ergere la compagnia all’altare della Beata Vergine dei Sette Dolori”, con l’unione così delle due compagnie; il vicario generale Francesco Malpassuto Montiglio celebrò la prima messa nella nuova piccola chiesa intitolata al SS.Crocifisso e alla B.V. dei Sette Dolori il 26 settembre 1706; dopo la funzione i confratelli traslarono le loro statue, in una solenne processione tra cori e musici.
Furono istituite due compagnie, quella maschile formata da cavalieri e cittadini, e quella femminile, di dame e cittadine.
Ma il piccolo oratorio era troppo angusto e il 10 settembre 1720 il confratello Carlo Giovanni Merlo e sua madre Francesca Maria Groppo cedettero in eredità alla Confraternita la casa nel quartiere dell’Ala, in piazza dei Cappuccini, di fronte all’Oratorio dei padri di San Filippo.
I confratelli ebbero dunque l’occasione di edificare una chiesa più degna e capiente auspicando inoltre di acquisire maggior autonomia dai canonici della Cattedrale per la funzione dell’Entierro.
Il 26 giugno 1721 la Confraternita otteneva il Regio Beneplacito per la costruzione della nuova chiesa.
Con la soppressione napoleonica degli ordini e delle compagnie, il 21 novembre 1802 venne eretta la parrocchia e la confraternita dei Disciplinanti diventò Compagnia del Santissimo Crocifisso e B.V. Addolorata con atto di adesione all’erezione parrocchiale e unione dei redditi; il 5 dicembre venne commutata in Compagnia del santissimo Sacramento.
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