Antichi Crocifissi: Alessandrino e Acquese
Le Cattedrali di Alessandria e Acqui sono i nodi di un percorso molto articolato in cui poter ammirare diversi esempi di Crocifissi lignei dei secoli XIV-XV del cosiddetto "gruppo alessandrino", con il caratteristico perizoma tipico di quest'area, partendo dalla pianura alessandrina diretti verso le colline monferrine di Acqui. Percorrendo la Valle Bormida attraverso Cassine, vi sono territori apprezzabili anche per le differenze naturalistiche e architettoniche.
Via Cremona, 15121 Alessandria
La cattedrale di S. Pietro della Diocesi di Alessandria è il rifacimento ottocentesco di una più antica chiesa romanica risalente al XIII secolo, demolita per volere di Napoleone Bonaparte. Si ebbe così una chiesa di stile neoclassico in contrasto con le parti conservate, ossia il voltone della navata centrale e le colonne. Il doppio stile fu eliminato fra il 1874-1879 con l’architetto vercellese Edoardo Arboreo Mella (1808-1884), giungendo all’attuale architettura in stile bramantesco con nell’incrocio dei due bracci. L’attuale decorazione risale al 1926-29, affidata a Luigi Morgari di Torino.
Nei dintorni
Chiesa di San Lorenzo, Chiesa di Nostra Signora del Carmine, Chiesa dei Santi Alessandro e Carlo, Chiesa di Santo Stefano, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Chiesa di San Giacomo della Vittoria, Chiesa dei Santi Sebastiano e Dalmazzo, ex Chiesa di San Francesco, Palazzo Municipale (Palazzo Rosso), Palatium Vetus, Palazzo Cuttica di Cassine, Palazzo Ghilini, Teatro delle Scienze e Planetario.
Piazza Santa Maria di Castello, 15121 Alessandria
La chiesa di Santa Maria di Castello nasce in epoca medievale come chiesa “infra castrum”, in posizione centrale nella città precomunale e comunale. Non vi sono però testimonianze dirette della posa della prima pietra dell’edificio, né del lungo cantiere aperto dal 1486 al 1545, anno della consacrazione della chiesa in una forma vicina a quella che oggi conosciamo. Tuttavia, si eseguono alcune prove di scavo che danno le prove dell’antichità del monumento; si rinvengono le tracce di fondazioni precedenti, ossia i resti di una chiesa preromanica ad aula con una grande abside risalente al secolo VIII, e una seconda con impianto romanico triabsidato del X-XI secolo.
Nei dintorni
Chiesa di San Lorenzo, Chiesa di Nostra Signora del Carmine, Chiesa dei Santi Alessandro e Carlo, Chiesa di Santo Stefano, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Chiesa di San Giacomo della Vittoria, Chiesa dei Santi Sebastiano e Dalmazzo, ex Chiesa di San Francesco, Palazzo Municipale (Palazzo Rosso), Palatium Vetus, Palazzo Cuttica di Cassine, Palazzo Ghilini, Teatro delle Scienze e Planetario
Via Verona, 4, 15121 Alessandria
La facciata in mattoni tardo barocca è irrigidita dall’incipiente neoclassicismo e mai portata a compimento. Si nota l’incompiutezza nell’assenza del timpano di coronamento. Al centro della facciata della chiesa alessandrina si apre un unico e ampio portale preceduto da una scalinata e sormontato da un timpano curvo. Entrando in chiesa colpisce la maestà barocca del tempio a pianta rettangolare con quattro cappelle laterali. La volta d’unione tra la chiesa e l’abside pentagonale è sostenuta da quattro lesene e da quattro colonne sporgenti, che terminano con capitelli corinzi. Le ricche decorazioni delle volte sono state realizzate nel 1898.
Nei dintorni
Chiesa di San Lorenzo, Chiesa di Nostra Signora del Carmine, Chiesa dei Santi Alessandro e Carlo, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Chiesa di San Giacomo della Vittoria, Chiesa dei Santi Sebastiano e Dalmazzo, ex Chiesa di San Francesco, Palazzo Municipale (Palazzo Rosso), Palatium Vetus, Palazzo Cuttica di Cassine, Palazzo Ghilini, Teatro delle Scienze e Planetario.
Piazza Santa Maria, 15073, Castellazzo Bormida, Alessandria
La chiesa parrocchiale di Santa Maria della Corte è citata per la prima volta nel 1005, appartenente alla “curte regia Gamundii” di origine romana e poi capoluogo longobardo che dal XIV diverrà Castellacium. La prima chiesa, esistente dunque almeno dal X secolo, nel 1494 è ricostruita a tre navate, in stile tardogotico, mantenendo l’antico campanile, mentre la parte conventuale è riedificata nel 1676. Inondata dalla Bormida nel 1647, e bruciata dai francesi nel 1651, della chiesa rimane solo il campanile. Tra il 1665 e il 1717 l’edificio è ricostruito su progetto dell'architetto Guglielmo Trotti.
Nei dintorni
Si segnalano le chiese di Castellazzo, con gli alti campanili (SS Carlo e Anna, San Martino) nonchè la chiesa della SS Trinità da Lungi e, sulla via per Alessandria il Santuario della BV della Creta e delle Grazie. Inoltre, nel centro del paese, il torrione, il castello, la torre dell'orologio, il palazzo comunale.
Piazza Santa Caterina
Le precarie condizioni statiche, denunciate nelle visite pastorali della seconda metà del secolo XVIII, portarono all’abbandono e alla demolizione del vecchio edificio (di cui si hanno notizie già nelle visite del secolo XVI) e ad una nuova edificazione, principiata nel 1776 su progetto dell’architetto Giuseppe Caselli di Alessandria.
Una relazione del 1818 così descrive la chiesa: “A una sola navata, di stile barocco pesante, senza particolari pregi artistici, ma decorata con generosa profusione di oro, sufficiente a contenere la popolazione, di 1200 anime”.
La navata presenta quattro cappelle dedicate alla Vergine della Cintura, a San Giuseppe, a Sant’Antonio di Padova e al Sacro Cuore.
Le decorazioni a stucco vennero iniziate il 12 maggio 1779 da Giuseppe Ossola di Varese e Giovanni Avagni, con la realizzazione dell’imponente apparato dell’”icona del coro”, in cui venne poi collocata la pala con l’Assunta e i Santi Caterina e Stefano, eseguita nel 1784 dal pittore Carlo Gorzio di Moncalvo, autore delle altre tele agli altari.
Importanti gli arredi lignei eseguiti dal cassinese Giuseppe Ivaldo autore, nel 1786 e 1787, del coro e dei battenti intagliati della porta principale.
Dalla chiesa pievana di Santa Maria proviene un altare ligneo, databile alla II metà del secolo XVI, che custodisce una scultura lignea dell’Addolorata databile alla II metà del secolo XVII.
Gli apparati marmorei sono opera dei maestri Ganna di Viggiù; la decorazione pittorica delle volte fu commissionata a Luigi Gambini che la eseguì nel 1905.
Nella Chiesa parrocchiale di Santa Caterina, sull'altare maggiore, è un grandioso Crocifisso giunto da Roma all'inizio del secolo XX. nella parte sottostante è la Madonna Addolorata, attribuita al Martinengo, della seconda metà del secolo XVIII.
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La chiesa e Museo di San Francesco, il Centro Storico.
Piazza San Francesco
La chiesa venne edificata tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo dai Francescani Conventuali Minori. Costituisce in Piemonte un esempio di architettura lombarda con influenze cistercensi.
La facciata, in muratura a vista, ha il fronte a capanna ed è caratterizzata da poderosi contrafforti aggiunti nel 1644. Al centro campeggia il portale strombato, con colonnine in pietra e capitelli a crochet, sovrastato da un frontone triangolare in mattoni.
L’orientamento dell’edificio è canonico, con l’abside a levante e facciata a ponente, e ricalca lo schema costruttivo in uso alle chiese francescane tra il XIII ed il XIV secolo: pianta basilicale a tre navate con volte a crociera rialzata su archi ogivali, sorretta da costoloni carenati. I pilastri e le colonne sono caratterizzati cromaticamente da fasce alternate in cotto ed arenaria. Custodisce affreschi trecenteschi ed un ciclo frammentario del 1426-1430 con le Storie di San Giovanni Battista.
A Cassine si trovano alcuni esempi di Crocifissi lignei sei secoli XIV e XV del cosiddetto "Gruppo alessandrino" con il caratteristico perizoma tipico di quest'area, visibili nel Museo della Chiesa di san Francesco, nell'oratorio della SS. Trinità e nella chiesetta di Sant' Anna. In San Francesco, attualmente in restauro, è un grande e notevole Crocifisso in legno policromo della fine del secolo XV, originariamente posto sull'altare maggiore. Al rientro verrà posto nella cappella di San Bernardo, dove fu collocato nel 1713.
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La chiese parrocchiali di Santa Caterina e di San Lorenzo, il Centro Storico
Piazza Duomo
Acqui Terme fu sede episcopale fin dal IV sec. d.C.; S. Maggiorino, per tradizione, è considerato il primo Vescovo della città. La Cattedrale di Acqui venne consacrata nel 1067 da San Guido (1034-1070); questa data si legge sul mosaico rinvenuto nel 1845 sotto il pavimento del presbiterio, ora presso il Museo Civico d’Arte antica di Torino. La Cattedrale, che ha pianta a croce latina e transetto aggettante, si presenta nelle forme originali piuttosto unitaria. Il complesso architettonico che meglio si è conservato è quello absidale; delle cinque absidi originarie, è stata demolita solo quella addossata al braccio sud. Nel 1479 vi fu l’edificazione del nuovo campanile, quello che ancora oggi si può ammirare; due anni dopo fu terminato il portale maggiore, commissionato dal vescovo De Regibus (1450-1484). Nel 1614 la costruzione del “pronao” a colonne binate in pietra arenaria; al 1668 risale la decorazione barocca, a stucco e affresco voluta dal vescovo Bicuti (1647-1675). Nel 1734 fu riedificata l’aula capitolare e, nel 1769, venne costruita la voluta nord della facciata. Nel 1786 si avviò, per volontà del vescovo Buronzo (1785-1791), la fabbrica delle nuove cappelle nella parte del chiostro, la riedificazione delle volte della navata centrale e l’ultimazione delle cappelle sul lato nord; da ciò lo smembramento degli antichi altari. Tra fine ‘700 e metà ‘800 vi fu anche la riorganizzazione della planimetria, che passò dalle originarie tre navate alle cinque attuali; si rinnovò la pavimentazione della chiesa e di quasi tutte le cappelle laterali; si sistemò il presbiterio con la demolizione dello scalone centrale d’accesso e la costruzione delle due scale laterali, che portano alla cappella del Santissimo (destra) e a quella di San Guido (sinistra). Fra il 1862 e il 1880 con la finitura della decorazione delle volte della chiesa, delle cappelle tardo settecentesche e con il rialzo e l’ornamento del transetto, si completò la serie degli interventi. Conserva il trittico dell'Annunciazione o della Madonna di Monserrat del pittore catalano Bartolomé Bermejo .
La Cattedrale conserva, nella Sacrestia, un crocifisso ligneo databile al secolo XVIII
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La chiesa di sant'Antonio Abate, il castello dei Paleologi e il Museo Archeologico
Piazza San Francesco
L'insediamento francescano in Acqui risale al 1244.
La chiesa fu ricostruita fra la prima metà del '400 e gli inizi del '500: di questa fase rimangono l'abside, il campanile ed i chiostri con le colonne ottagonali ed i capitelli cubici, di tradizione medievale.
La chiesa di S. Francesco e lo spazio antistante l'edificio furono oggetto, in età napoleonica, di modifiche e progetti che prevedevano l'edificazione di un grande centro termale con alberghi, negozi, maneggi ed un teatro ma il progetto non fu ultimato ma di esso rimangono tracce nei portici chiusi che fiancheggiano la chiesa, e nella Fontana della Rocca, eretta agli inizi dell'800 nella piazza antistante.
L'edificio attuale è opera neoclassica eseguita tra il 1835 e il 1854 su progetto del geometra Ferraris.
All'interno della chiesa di notevole interesse sono i dipinti raffiguranti l'Adorazione dei Magi (databile alla fine del sec. XVI ed attribuita a Raffael Angelo Soleri) l'Immacolata Concezione di Caccia Moncalvo (primo '600); la Madonna con il Bambino tra San Francesco e Sant'Antonio di Padova (sec. XVII) di Pietro Beccaria. Di pregio sono una statua di marmo della Madonna incoronata con il bimbo e l'altare maggiore; gli affreschi della volta sono del pittore Ivaldi detto “il Muto”.
Piazza San Francesco è stata oggetto di scavi archeologici alla fine degli anni '80 e inizi '90 del XX secolo: parte dell'area era occupata in età romana da una casa privata dotata di ambiente riscaldato affiancata da una fontana pubblica di età imperiale alimentata da una tubatura in piombo.
La Chiesa parrocchiale di San Francesco conserva, sull'altare, un crocifisso ligneo databile alla II metà del secolo XVIII
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La Cattedrale, la chiesa di Sant'Antonio Abate, il Castello dei Paleologi e il Museo archeologico
Piazza Addolorata
Antica basilica cimiteriale paleocristiana e sede di sepolture vescovili, divenne monastero benedettino per volontà del vescovo acquese Dudone, agli inizi del secolo XI. La struttura si dotò, nel secolo successivo, di edifici per ospitare i monaci e del campanile ottagonale, rifatto nella cella campanaria.
Nel tardo medioevo San Pietro decadde al ruolo di Commenda e nella prima metà del '700 la chiesa venne divisa per ospitare la confraternita di S. Caterina; nel corso del secolo XIX fu in parte adibita ad abitazione privata, con grande degrado per le strutture interne ed esterne.
Dal 1927 la chiesa fu oggetto di importanti quanto discussi restauri e ricostruzioni, per essere riportata ad una ipotetica forma originale.
Riconducibili alla struttura originale sono la navata centrale con i sostegni, l'estremità posteriore delle navate laterali e le absidi; la facciata e gran parte delle navate laterali sono state ricostruite nel secolo XX.
Da segnalare al suo interno l'affresco, databile alla metà del secolo XV, raffigurante la Pietà con ai lati i vescovi San Maggiorino e San Tito, staccato dalla parete e restaurato; ricordiamo ancora due tele con L'incoronazione di spine e Gesù di fronte a Pilato, databili al secolo XVII.
La statua lignea della Madonna Addolorata, fu donata da Mons. Gozzani, vescovo di Acqui, quando agli inizi del secolo XVIII divise l'abazia in due chiese di cui una venne dedicata proprio alla Madonna Addolorata.
La chiesa dell'Addolorata conserva nella navata di destra un crocifisso databile al secolo XVII
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La Chiesa parrocchiale di San Francesco, la Cattedrale