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Pieve di Santa Maria Extra Muros
Diocesi di Mondovì ( sec. XI; XV )
Piazza Santa Maria Extra Muros, 17017. Millesimo, Savona
Edificata in età romanica, sulla strada che usciva dal borgo fortificato e scendeva la valle della Bormida verso Cengio, poco al di fuori delle mura.
La facciata è a capanna con protiro mentre le strutture murarie, orientate tradizionalmente verso est, rivelano, sul lato sinistro, una particolare distribuzione di mattoncini a lisca di pesce, il campanile in laterizio termina con cuspide conica.
Nell’interno: la pianta basilicale a tre navate divise da pilastri su archi a tutto sesto, con le absidi piane, tetto a due sole falde.
La decorazione a fresco presenta diversi stili e qualità, compresi in un lasso di tempo che va dal maturo '400 ai primi decenni del secolo successivo. La superstite decorazione a fresco interessa la parte absidale, le due cappelle di fondo e i primi pilastri della navata.
La volta a crociera della cappella di sinistra è occupata dai quattro Evangelisti, identificabili dai cartigli: ritratti a mezza figura, seduti dietro uno scrittoio ed inseriti ognuno in un tondo. Nel sottarco: i ritratti dei profeti sono inquadrati in uno sfondo neutro dalla tonalità verde bottiglia, profilato da un'alta cornice verde acqua secondo un gusto diffuso nel secondo '400 tra basso Piemonte ed entroterra ligure.
Sulla parete sinistra dell'abside un grande riquadro ospita la figura di S. Marta; in un altro riquadro il Martirio di S. Sebastiano.
Sulla parete di fondo dell'abside una mano ancora diversa e avvicinabile alla cultura alessandrina dei fratelli Boxilio (fine XV secolo), ha dipinto entro false nicchie S. Francesco e S. Bernardino da Siena.
Su alcuni pilastri di separazione delle navate compaiono le figure di S. Giorgio, S. Giacomo, S. Antonio abate, S. Nicola da Tolentino.
A metà circa della navata: un piccolo ciborio addossato alla parete, a base quadrata con volta a crociera, offre modesti esempi di scultura arenaria; una vasca, non integra, è in pietra e ha forma ottagonale; presenta motivi decorativi a bassorilievo, con forme geometrico-vegetali, stilizzate riferibili al XIV secolo, raffiguranti fiori e ruote legati ad una simbologia solare reinterpretata nel culto cristiano.
Da un recente restauro sono apparse una Madonna tra i Santi, e una notevole Annunciazione più tarda, databile ai primi anni del 1500, di un pittore che doveva essere in contatto con il grande Macrino d'Alba.
L’affresco sulla parete sinistra dell'abside ospita in un grande riquadro la figura di Santa Marta in abiti monastici con la “tarasque”. E' una scena devozionale, ad imitazione delle pale d'altare a fondo oro, collocabile tra fine '400 e inizio '500.
La Vita della Santa narrata da Jacopo da Varagine la indica come colei che ospitò Cristo; aveva per padre Siro e per madre Eùcaria. Il padre di stirpe regale governava la Siria e molte altre regioni marittime. Si dice che questa santa non abbia mai avuto marito e abbia accolto nella propria casa il Signore con i fratelli Lazzaro e Maddalena.
Dopo l'Ascensione del Signore, i tre fratelli con altri battezzati furono gettatati dagli infedeli su una imbarcazione senza vele, senza remi e senza nocchiero: ma il Signore condusse i suoi santi a Marsiglia. Da qui si recarono ad Aix e vi operarono numerose conversioni; si dice infatti che Marta fosse molto eloquente e amabile.
In quel tempo sulle rive del Rodano, in un bosco, un drago mezzo mammifero e mezzo pesce, più grosso di un bove e più lungo di un cavallo con i denti affilati come spade, munito di un paio di spire, si nascondeva nelle acque del fiume per far naufragare ogni nave che di là passasse per ucciderne i passeggeri. Era venuto per mare dalla Galazia dove era stato generato dal leviatano, serpente d'acqua quanto mai feroce e dall'onaco, terribile animale della Galazia; l'onaco brucia come il fuoco tutto ciò che tocca e usa difendersi da chi lo caccia scagliando lo stereo a guisa di freccia.
Marta si recò dal drago che in quel momento stava divorando un uomo; lo asperse con l'acqua benedetta e gli mostrò la croce; il mostro divenne mansueto come un agnello, la santa lo legò con la propria cintura e lo portò in città.
Il drago si chiamava Tarasca: così la città cambiò il suo nome da Nerluco - luogo nero per gli opachi e densi boschi che lo ricoprivano - in Tarascona a memoria del fatto avvenuto.
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- Piazza Santa Maria Extra Muros, 17017. Millesimo, Savona
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