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Chiesa della Beata Vergine delle Grazie e Sant'Antonio Abate
Diocesi di Torino ( sec. XVIII )
Passeggiata Marconi, 14 10046 Poirino, Torino
La Confraternita di Santa Croce, detta dei “Battuti Bianchi” o dei disciplinati della Beata Vergine delle Grazie e di Sant’Antonio Abate, fu fondata nel 1471 con il benestare del Vescovo di Torino, poi confermata dal Cardinale Della Rovere nel 1483 con una bolla che conferiva piena liceità per la costruzione di una cappella per le celebrazioni religiose dei Confratelli. La primitiva edificazione fu però distrutta nel Cinquecento dalle truppe francesi nel corso della guerra e totalmente ricostruita nel 1557. L’attuale aspetto di Santa Croce si riconduce pertanto all’inizio del XVIII secolo, ad eccezione del campanile, che seppur non sia più quello primitivo, rappresenta una parte dell’antico complesso della chiesa. La Confraternita di Santa Croce nacque con scopi benefici: dopo un primo periodo di ristrettezze economiche, coincidente con gli anni intorno alla fondazione, in cui i membri stessi si autotassarono per poter sopperire alle diverse necessità economiche, Santa Croce acquisì disponibilità economica, potere e un’importanza tali da ricevere, a partire dal 1675, una serie di donazioni e di lasciti da parte di famiglie ebree convertitesi al cattolicesimo. Nella chiesa trovano ancora oggi sede importanti opere d’arte, tra cui emergono le due grandi tele poste nel coro ligneo raffiguranti San Romualdo che accetta dall’imperatore Ottone III la carica ad abate di Classe e San Romualdo che Duca Carlo Emanuele I di Savoia fa voto di costruire L’Eremo di Pecetto per ottenere la cessazione della peste, opera del pittore Pierre Charles La Mettay. I due teleri erano originariamente di proprietà dei Padri Camaldolesi che le custodivano nell’Eremo di Pecetto, successivamente acquistate dalla chiesa di Poirino.
I teleri di Pierre Charles La Mettay
La Confraternita di Santa Croce conserva due mirabili teleri provenienti dall’Eremo Camaldolese di Pecetto, fondato nel 1602 e soppresso nel 1801. La storia di questo edificio e delle tele in oggetto, è strettamente legata alle vicende di casa Savoia. Nel 1599 a Torino infuriava la peste e il duca Carlo Emanuele I, nel tentativo di far cessare il contagio, su consiglio del padre camaldolese Alessandro dei Marchesi di Ceva, fa un voto: il sovrano promette a Cristo, alla Madonna e a San Romualdo di erigere in loro onore un monastero presso il colle di Superga, nel territorio di Pecetto. Nel corso del Seicento e del Settecento il monastero si arricchisce di numerose opere d’arte, grazie alla munificenza dei sovrani e alle donazioni dell’Ordine Equestre della Santissima Annunziata. I monaci per la decorazione dell’abside si affidarono alla mano del giovane pittore francese Pierre Charles La Mettay di passaggio per il Piemonte che realizza quattro opere tra cui i due grandi teleri che oggi si trovano in Santa Croce a Poirino con San Romualdo che accetta dall’imperatore Ottone III la carica ad abate di Classe e San Romualdo che Duca Carlo Emanuele I di Savoia fa voto di costruire L’Eremo di Pecetto per ottenere la cessazione della peste. L’autore, diviso tra Francia e Italia, tra la pittura sacra e profana, è un esponente tipico di quello che veniva definito Gran Gout, un artista cioè in grado di realizzare una pittura piccante, raffinata, capace di sorprendere e di suscitare piacere. Iconograficamente la tela di San Romualdo che accetta dall’imperatore Ottone III la carica di abate di Classe rappresenta un episodio della vita del santo fondatore dell’Ordine dei Camaldolesi, San Romualdo, nato a Ravenna intorno alla metà del X secolo. Secondo quanto si conosce delle sua esistenza viveva in eremitaggio con un discepolo su un isolotto detto del Pereo nella malsana palude vicino a Ravenna. L’imperatore Ottone III passando presso la chiesa chiese chi fosse l’abate di Sant’Apollinare in Classe; venuto a conoscenza dell’assenza di questa figura, Ottone domandò ai monaci benedettini chi avrebbero desiderato, e questi indicarono San Romualdo. Ottone si recò da Romualdo per cercare di convincerlo ad assumere questa carica. San Romualdo in risposta all’imperatore allargò le braccia accettando l’incarico con segno di rispetto. Sulla tela compaiono in primo piano il santo e Ottone circondati dalla corte imperiale, in cui si possono riconoscere tre paggi che reggono il manto purpureo del sovrano e che portano la mitra e il pastorale che servirà a incoronare il santo, e una teoria di soldati con fanfare. In secondo piano si intravedono una serie di monaci che ringraziano Dio e un angelo che si libra in cielo. Il dipinto che fa da pendant a questa prima tela raffigura invece San Romualdo che Duca Carlo Emanuele I di Savoia fa voto di costruire L’Eremo di Pecetto per ottenere la cessazione della peste. San Romualdo è raffigurato non più sulla terra ma in cielo nell’atto di intercedere per il duca di Savoia con Gesù Cristo. Il Cristo Salvatore e San Romualdo sono i santi titolari del grandioso Eremo di Pecetto che Carlo Emanuele I fa voto di costruire nel 1599 come ex voto contro la peste. Dinnanzi alla Divinità il sovrano sabaudo si inginocchia indicando la città di Torino. Carlo Emanule è rivestito delle insegne del potere: indossa il robone cresimino dell’Ordine Militare dei Santi Maurizio e Lazzaro, e porta il collare della Santissima Annunziata. Dietro di lui si trovano tre monaci camaldolesi tra cui si riconosce Alessandro da Ceva, primo ispiratore del voto. Sul capo del sovrano si libra un angelo che ripone nel fodero la spada infuocata, segno questo che il voto è stato accettato e che l’ira di Dio si è placata.
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Le site pourra être visité durant l'horaire indiqué sauf en cas de célébrations liturgiques
Lun-Dom | - |
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- Confraternite
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