Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Santuario della Madonna dei Boschi
Diocesi di Cuneo ( sec. XII; XV; XVI )
Via Roncaia 85 12012 - Boves (CN)
Gli scavi archeologici degli ultimi anni hanno messo in luce un’abside romanica e rinvenuto piccoli frammenti di affreschi in prossimità dell’accesso all’odierno presbiterio. Il primo documento che cita la cappella è un testamento del 1291 in cui Donna Ricolda lascia 12 soldi “all’opera di Santa Maria a Boves”. Il termine utilizzato potrebbe indicare che la cappella fosse in fase di costruzione, ma anche che ospitasse un’istituzione religiosa a servizio della popolazione.
L’interno ha subito numerosi ampliamenti, tutti caratterizzati da commissioni artistiche di pregio e in linea con i dettami stilistici dei rispettivi periodi storici. Intorno agli anni Settanta del XV secolo, la cappella venne affrescata da un maestro di formazione ligure-piemontese il quale dipinse sulle pareti un dettagliato ciclo dedicato alle Storie della vita della Vergine e dell’infanzia di Cristo. Dopo gli ampliamenti di XVI e XVII secolo – che demolirono il lati brevi della struttura – il ciclo risulta composto da dodici riquadri che iniziano con la cacciata di San Gioacchino dal Tempio, posto nella parete di sinistra, accanto alla porta laterale. Le demolizioni hanno causato la perdita dello Sposalizio della vergine e dell’Annunciazione. Al medesimo periodo appartengono il riquadro con santi al fondo della parete destra e il Cristo di pietà affrescato esternamente, sopra l’ingresso laterale sul lato nord.
La decorazione maggiormente nota è però quella cinquecentesca, realizzata intorno agli anni Ottanta del XVI secolo dal “Maestro di Cigliè” (così chiamato in riferimento al suo ciclo più esteso e conosciuto, in San Dalmazzo di Cigliè). In questo periodo, la chiesa fu ampliata sul lato occidentale e munita di volta a botte; il tutto venne affrescato con Storie della Passione di Cristo (lunette) e il Giudizio Universale (volta e pareti a lato dell’ingresso). Il motivo della notorietà del ciclo è dovuto alle numerose e puntuali citazioni dall’opera di Michelangelo nella Cappella Sistina, derivate dalla traduzione del capolavoro romano attraverso incisioni e stampe.
Tra Sei e Settecento, la chiesa era meta di pellegrinaggi e luogo di grande devozione; a questo periodo risale la bella statua lignea della Madonna con il bambino datata 1628; nella seconda metà del XVII secolo si provvide all’ampliamento della chiesa sul lato orientale, con l’aggiunta di una struttura più ambia della navata. La decorazione riprende ancora una volta tematiche mariane, con suggestive finte architetture e le raffigurazioni delle Virtù.
In occasione del Giubileo del 2000 fu realizzato il moderno altare in bronzo lucidato, opera di Elio Garis, che unisce in un’unica struttura la mensa, l’ambone e il tabernacolo.
Lo strabiliante ciclo cinquecentesco fu commissionato dal canonico Pellerino (o pellegrino, cognome tipico del territorio bovesano) che - probabilmente di concerto con la bottega - scelse come modello principale il ben più famoso Giudizio affrescato da Michelangelo nella Cappella Sistina, se pure con alcune evidenti variazioni sul tema dovute all’utilizzo di particolari modelli incisori. Il committente, all’epoca parroco della cittadina, era stato in passato uno dei più tenaci sostenitori dell’eresia ugonotta e, forse proprio per sancire questa conversione, sceglie il tema del Giudizio e della Passione di Cristo per la decorazione del santuario, che costituisce, ancor oggi, una delle più sorprendenti ed affascinanti prove pittoriche della regione. Non a caso, lo stesso committente fu promotore della costruzione nella chiesa parrocchiale di un altare dedicato alla Conversione di San Paolo.
In particolare, il modello principale per la composizione fu l'incisione di Giovanni Battista Fontana, in cui alle novità michelangiolesche vengono mescolati elementi di matrice ancora medievale, come la grande bocca del leviatano spalancata per accogliere i dannati, ripresa con vivace realismo negli affreschi di Boves.
La paternità della committenza è confermata dallo stemma della famiglia all'interno della strombatura di una delle finestre della parete sinistra.
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