Le prime notizie sulla parrocchiale di Rochemolles risalgono al 1296, tuttavia le forme attuali dell’edificio sono l’esito di una riplasmazione avvenuta tra XV e XVII secolo. Il piccolo pronao di accesso è stato edificato nel 1699. L’esterno presenta forme molto semplici, con pareti in pietra intonacate di bianco che mettono in evidenza le cornici in tufo delle finestre. Il campanile, appartenente all’impianto quattrocentesco, ha perduto le originarie forme romanico-delfinali a causa di una valanga che, nel 1749, ne asportò completamente le guglie. Attualmente presenta una struttura tronca, con un massiccio basamento segnato, nella parte meridionale, da una piccola feritoia e da una meridiana. L’interno è scandito da due navate: quella principale termina con un’abside poligonale, mentre la minore con la cappella di San Sebastiano. L’ambiente è dominato dalla presenza di due significative opere di carpenteria lignea: il soffitto a cassettoni decorato con motivi policromi a stella e a fiore, realizzato a cavallo tra Quattro e Cinquecento, e la cantoria risalente al 1758 ma con modiglioni del XVI secolo. La cappella di San Sebastiano custodisce alcuni affreschi con la Storia della vita del santo e le figure di San Sisto e Sant’Apollonia, realizzati nei primi anni del Cinquecento dal cosiddetto Maestro del Coignet e della Ramats, un anonimo artista legato agli stilemi espressi dalla bottega dei pinerolesi Serra ma dotato di una personalità artistica autonoma. Anche l’Annunciazione, recentemente scoperta sull’arco santo, presenta affinità con l’analogo soggetto presente nella cappella di Sant’Andrea a Ramats e gli affreschi che decorano il pilone campestre di Pra Lavin, località sita a monte di Rochemolles in direzione della borgata Mouchequite. Alla fase di arredo cinquecentesca risalgono anche il fonte battesimale, il badalone del leggio corale, datato 1571 e, pur con elementi di reimpiego, le tre sedie per officianti presenti nel presbiterio. È invece datato al 1621 il leggio corale, decorato con il monogramma di Cristo, i simboli della passione e un motivo floreale ad intarsio su un lato e un sole affiancato da due strutture turrite a bassorilievo sull’altro. Risalgono infine ad una fase di riarredo collocabile tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo tre preziosi dipinti recanti ricche cornici ad intaglio: la Madonna col Bambino tra i Santi Pietro e Paolo, del 1698, e la Madonna del Rosario con i Santi Domenico, Antonio abate e Caterina da Siena, datati 1703 e commissionati dal prevosto Faure e portanti la firma di Gabriel Dufour. Anche l’Assunzione tra i Santi Rocco e Sebastiano può essere ricondotto allo stesso clima culturale.