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Palazzo Arcivescovile
Diocesi di Vercelli ( sec. XIV; XIX )
vercelli
Secondo quanto riportato da Riccardo Orsenigo in Vercelli Sacra: “Questo palazzo verso la metà del 1400 era già ridotto in così cattivo stato che i vescovi da più anni non vi potevano abitare”. Nell’anno 1452, convenzionalmente indicato dalle fonti storiografiche come anno di riedificazione, il vescovo Guglielmo Didier per mancanza di fondi, istituiva una “collectam” per la nuova edificazione Palazzo Arcivescovile.
Marco Aurelio Cusano e Aurelio Corbellini rendono noto come il cantiere del nuovo Palazzo proseguì con grande dinamismo per tutto il XVI secolo, grazie alla generosità dei vescovi della famiglia Ferrero, che resero possibile la prosecuzione del nuovo Palazzo Arcivescovile. La carenza di documentazione riferita al XVII rende molto difficile una ricostruzione delle vicende seicentesche del Palazzo Arcivescovile; le uniche fonti infatti sono quelle riguardanti la commissione dei Ferrero circa il ciclo di ovali raffiguranti i vescovi posti nella Sala del Trono. Infatti questa serie fu realizzata tra 1599 e 1610 per mano del pittore Nicolò Venturini, e da quel momento verrà sempre aggiornata.
In epoca settecentesca il fabbricato si estendeva su tre spazi aperti consistenti in due cortili (corte rustica e civile) e di un giardino coltivato almeno fino al 1905. Quasi tutto il piano terreno era composto dalla rimessa delle carrozze, dai fienili, dalle scuderie oltre ad altri locali non meglio specificati. Gli altri undici locali affacciati sulla cosiddetta corte civile sono tuttora identificabili con quelli oggi destinati al Museo del Tesoro del Duomo e alla Biblioteca e Archivio Capitolare;
Il Casalis riferisce che il Palazzo Arcivescovile fu anche restaurato e abbellito nei suoi interni grazie all’interessamento dimostrato dal vescovo cardinale Filippa di Martiniana sul finire del secolo XVIII. A lui va infatti attribuito il merito di aver fatto ampliare il Palazzo e citando un passaggio dell’ Orsenigo “ si deve a lui il grandioso salone cosiddetto dei quadri”.
A inizio Novecento, con mons. Teodoro Valfrè di Bonzo inziarono i primi interventi di restauro del Palazzo Arcivescovile, che come definiscono le fonti storiografiche furono: “radicali, attestando a pieno il buon gusto di chi li ha diretti”. All’interno della stessa fonte viene poi citata la Pinacoteca; voluta da mons. Fissore che collezionò e poi donò una “ pregevole collezione di buone tavole, taluna di classico pennello” . Oggi dopo il recente riallestimento la Pinacoteca ha riaperto i battenti al pubblico.
Sant’Eusebio (III-IV sec d.C) fu il primo vescovo della Diocesi di Vercelli, esponente principale della lotta contro l'eresia ariana, fu anche fondatore del sito dove sorgerà il futuro Santuario di Oropa (vicino a Biella) e del culto mariano della Madonna Nera in Piemonte.
Fu consacrato Vescovo di Vercelli dallo stesso sommo pontefice. La sua diocesi abbracciava un vastissimo territorio che si estendeva dalle Alpi fino ai territori delle diocesi di Milano e Pavia, in cui prevaleva nella popolazione il politeismo romano e il culto degli antichi celti. Apparentemente senza ostacoli l’infaticabile Eusebio poté procedere ad una razionale organizzazione del suo territorio istituendo le "pievi", vere chiese madri, dirette da ecclesiastici qualificati, con il compito di estendere progressivamente la loro azione di evangelizzazione sui villaggi circostanti rimasti pagani. Durante però il Concilio di Milano del 355 rifiutò di piegarsi all’Imperatore Costanzo, sostenitore dell’arianesimo, e venne mandato in esilio a Scitopoli.
Ritornò in patria alla fine degl’anni ’60 del 300 d.C. la tradizione vuole che Eusebio dall'oriente abbia portato con sé il Simulacro della Madonna Nera di Oropa, che raffigura il mistero della Purificazione di Maria e della Presentazione di Gesù al Tempio per vincere in quella valle i resti del paganesimo e il permanere delle credenze celtiche nei massi erratici. Eusebio avrebbe fatto dunque deporre il venerato simulacro della Madre di Dio sotto uno di quei massi, i cosiddetti Roc della vita, che ancor oggi porta scolpita la data 369 con molte rozze croci. In seguito Eusebio sistemò definitivamente la statua della Madonna nell'attuale sacello, costruito presso altri massi, segnati anch'essi da antiche e rozze croci tracciate dai pellegrini . Eusebio morì a Vercelli nel 371.
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