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20 sep Incontri di studio

La chiesa di San Martino, meraviglia del Barocco astigiano

Domenica 20 settembre alle ore 16 si terrà una visita guidata speciale della chiesa di San Martino di Asti, situata nella piazza omonima, e sarà presentato il progetto di Museo Diocesano diffuso che, oltre alla ex-chiesa di San Giovanni già aperta al pubblico, includerà proprio il piccolo museo parrocchiale di San Martino che, grazie all’impegno degli Oblati di San Giuseppe, con la preziosa collaborazione del sig. Lorenzo Pregno, l’aiuto del sig. Pietro Testa e con il contributo dei parrocchiani, si intende realizzare nei prossimi mesi per presentare ai visitatori i tesori della chiesa. L’evento speciale è organizzato nell’ambito dell’edizione 2020 delle giornate di “Cultura a porte aperte” (19-20 settembre) che si terranno in tutto il Piemonte e Valle d’Aosta: un’occasione particolare per valorizzare i Beni Culturali Ecclesiastici e il loro territorio.

L’ingresso all’evento è gratuito. L’accesso alla chiesa sarà consentito esclusivamente ai partecipanti muniti di mascherina. Per agevolare l’organizzazione della visita ai vari ambienti della chiesa, si consiglia di segnalare la propria partecipazione ai seguenti recapiti: 351.707.7031 (chiamata, sms, WhatsApp, Telegram) oppure museo@sicdat.it.

Grazie al coinvolgimento e alla disponibilità dei volontari del Lions Club Storici, Artisti e Presepisti d’Asti, del Comitato Palio San Martino San Rocco, dell’organizzazione di volontariato “I nuovi amici di San Martino”, della Compagnia teatrale “I Martinrock” e dei componenti del Consiglio Pastorale di San Martino, dal 18 settembre all’11 ottobre la chiesa sarà liberamente visitabile con il seguente orario: venerdì, sabato e domenica dalle ore 17 alle ore 22.

L’attuale chiesa di San Martino, che anche Vittorio Alfieri ricorda in uno dei primi capitoli della sua “Vita scritta da esso”, venne fatta erigere su una precedente chiesa di impianto gotico dai padri Barnabiti tra il 1696 e il 1729 su progetto dell’architetto barnabita padre Giovanni Ambrogio Mazenta. La storica dell’arte astigiana Silvia Taricco, in un saggio pubblicato su «Il Platano» nel 1976, a proposito del progetto del Mazenta afferma: «questi aveva ricalcato i grandi modelli romani del trionfante Barocco, contenendone ovviamente le proporzioni e smorzandone l’impeto fantasioso. Il prospetto, infatti, si irrigidisce alquanto in un austero ordine unico a paraste composite, che solo l’elegante timpano a belle volute e a fastigio tondeggiante riesce ad alleggerire... È il trionfo palpabile del più bel Barocco e Barocchetto astese, uno dei “punti” architettonici più importanti del cosiddetto “recinto dei nobili”». E il senso di meraviglia destato nel visitatore da questa architettura è ulteriormente amplificato dal ricchissimo apparato decorativo interno alla chiesa. Al pittore canellese Giovanni Carlo Aliberti (1670-1727) si devono vari interventi di decorazione ad affresco: a partire dal 1720 con gli affreschi dell’Epifania e della Fuga in Egitto nelle pareti laterali della cappella di destra, fino alla sua “impresa” più grandiosa: la decorazione ad affresco, nel 1726, della cupola della chiesa con la Gloria di san Martino assunto in Paradiso su di una nube sorretta da angeli. Lo schema compositivo dell’opera riprende quello della cupola dell’altare maggiore del Duomo di Parma realizzato dal Correggio. L’Aliberti era venuto in contatto con tale schema compositivo, probabilmente, attraverso gli affreschi della cupola della chiesa di Sant’Agostino di Cherasco, realizzati da Sebastiano Taricco alla fine del XVII sec., che ebbe modo di vedere durante i lavori da lui eseguiti nel 1720 nella chiesa di San Gregorio della stessa città. La figura di san Martino svetta al centro di una serie di anelli concentrici di nubi che accolgono una folta schiera di santi e angeli. L’ultimo intervento di restauro degli affreschi della cupola, che oggi ci permette di ammirarli in tutta la loro magnificenza, è stato completato nel 2013, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti. Alla morte dell’Aliberti (1727), la decorazione pittorica della chiesa fu completata, nel 1729, dal pittore bolognese Antonio Caccioli. Durante la visita sarà anche possibile ammirare la sacrestia, ambiente tra i più belli del Settecento astigiano, con la sua volta impreziosita dagli ornati e finte architetture dipinte dai fratelli Pietro Antonio e Giovanni Pietro Pozzo nel 1749 e gli armadi realizzati dal minusiere Antonio Manzone nel 1714 (il Manzone è anche autore degli stalli del coro e dei confessionali della chiesa).

tél
351.707.7031
email
museo@sicdat.it
web
http://museo.sicdat.it/
Lieu

Asti Piazza San Martino

San-martino-cec

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Chiesa di San Martino

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