Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Chiesa di Santo Stefano
Diocesi di Novara ( sec. XVII; XVIII )
Via Pellanda, 2, 28862, Crodo, Verbania
L’attuale chiesa parrocchiale di Crodo, dedicata a S. Stefano protomartire, non presenta sia all’esterno che all’interno caratteri evidenti di particolare antichità. Solo una minuziosa ispezione della facciata e soprattutto dei sottotetti delle navate laterali permette il recupero di importanti elementi atti a definire il disegno originale e l’epoca della sua costruzione. La chiesa parrocchiale di Crodo è considerata la matrice di tutte le chiese della valle Antigorio e Formazza. La sua antichità è quindi presumibile. Ma in questo tipo di edifici vediamo che i successivi ampliamenti, rifacimenti e modifiche hanno cancellato quasi totalmente proprio quella parte più antica che per noi è spesso la più importante. Le chiese infatti sono nate per il popolo e con il popolo sono cresciute e modificate seguendo lo slancio religioso, lo sviluppo demografico ed il gusto artistico delle varie epoche.
Della chiesa romanica di Crodo restano la facciata, ricoperta di uno strato di intonaco che ne nasconde l’antica decorazione e disegno, e le due fiancate laterali, sebbene ritagliate dagli archi che furono fatti per estendere la chiesa e ridurla da una a tre navi. L’abside non ha lasciato tracce esteriori, essendo stata del tutto abbattuta e ricostruita in due epoche successive, più ampia e di forma diversa; tuttavia dovrebbero esistere sotto il pavimento attuale le tracce delle fondazioni.La chiesa ha dunque tre navate con una facciata a grande timpano (a capanna) nella quale si aprono tre porte. E’ particolarmente degna di nota la porta centrale con gli stipiti ed ornamenti di marmo, posti alla fine del secolo XVI, e le ante lignee tuttora visibili « di larice fodrato in noce con lavori di intaglio magnifico ». Sopra le due porte laterali della facciata esisteva anche una finestra circolare che ora è chiusa. La chiesa ha pavimento di sarizzo, ma quello della navata centrale è coperto di legno « con diversi ornamenti et rose et fatto alla magnifica ». La balaustra è di legno di noce tornito, di cui si trovano ancora alcuni esempi nelle chiese ossolane (così in quella di Antronapiaba) ed all’entrata del presbiterio, cioè nel luogo dell’attuale, c’è un pulpito di legno intagliato, ora scomparso.Sopra la trave dell’arco che immette dalla nave centrale nel presbiterio si erge un crocefisso ligneo di grandezza naturale con ai lati due statue (la Madonna e S. Giovanni). Anche questa iconostasi è scomparsa.
Il coro ha forma quadrata « tutto dipinto della vita, passione et morte di N. S. Gesù Cristo » e coperto da una volta a crociera in cui sono affrescati « i quattro evangelisti e i quattro dottori ». Sull’altare maggiore vi è « un tabernacolo tutto di marmo fino, quadrato, con molti rilievi, figure di cherubini e fregi dorati » ed alcune statue (Madonna ed Angelo nunziante, S. Stefano, S. Lorenzo, S. Carlo, ed in alto sulla cuspide il Cristo Risorto). Ai due lati vi sono due angeli in marmo bianco di maggiori dimensioni. Questo altare con relativo ciborio, che dalla descrizione si può far risalire alla seconda metà del secolo XVI cioè all’epoca stessa in cui fu eseguito il fonte battesimale, è pure scomparso per lasciare il posto a quello attuale. Unica traccia di questo ciborio è una cartella con crocefisso attualmente inserita nel muro della sacrestia.
In capo alla navata destra c’è la cappella dedicata alla Madonna del Rosario, già dedicata a S. Lucia, con relativo altare e quadro rappresentante la B. V. Maria, S. Domenico, S. Pietro martire ed ‘attorno i Quindici misteri del S. Rosario. « Questa cappella è tutta stuccata con molte figure e campi, indorata e dipinta nei campi con figura dei Misteri. Al lato destro dell’altare vi è una statua dell’Angelo Gabriele, et dalla sinistra la Madonna, che viene a rappresentare l’Annunciata SS., tutte dipinte ed indorate. Parimente a man destra verso aquilone vi è una finestra grande con una invedriata in mezzo alla quale vi è un quadro di vetro della Pietà, opera come si dice del Durio, opera di qualche considerazione. Detta cappella è cinta da due ferrate ben fatte ». Anche di tutto questo nulla più rimane, né delle pitture, né delle sculture e neppure della vetrata con la Pietà, attribuita al Durer. Segue la cappella di S. Bartolomeo con altare e quadro rappresentante la Madonna con il Bambino, S. Bartolomeo e S. Carlo.
Poi la cappella con altare di S. Maria Maddalena e quadro rappresentante il Crocefisso con ai lati S. M. Maddalena e S. Lucia e l’iscrizione « Rectores S. Marie Maddalene ». Questo altare era di proprietà della famiglia Guidara che vi aveva fondata una messa quindicinale sul reddito di vari fondi e censi.
E’ contigua la cappella di S. Lorenzo, con la volta tutta dipinta a rappresentare la vita del Santo. « Sopra la scalinata (dell’altare) vi è l’immagine della B. V. col Bambino, a man destra 5. Lorenzo, a man sinistra S. Catterina, e con due epitaffi, ma ora non si intendono per l’antichità. Questa cappella ed altare è della famiglia Marini ed ha diversi legati lasciati da diversi della suddetta famiglia già da antichissimi tempi, e che formano la base del beneficio Marini » molto ricco di beni e di rendite, andate poi dileguandosi nei secoli successivi. In capo alla navata sinistra si trova la cappella della Madonna degli Angeli. La volta è decorata a stucchi e pitture varie. Sul muro sopra l’altare vi è l’immagine della B. Vergine « antica e di molta divozione » con ai lati S. Stefano e S. Antonio.
Il corpo della martire cristiana Lupercilla, tolto dalle catacombe di S. Callisto di Roma sulla via Appia, fu donato dal cardinale Lorenzo Litta nel 1819 a monsignor Giuseppe Antonio Sala di origine bacenese. Questi, ad istanza dei fratelli Francesco e Giuseppe Guglielmi, lo donò alla chiesa parrocchiale di Crodo. Deposto nell’oratorio di S. Giovanni Battista e fatta la ricognizione canonica, il 22 agosto di quello stesso
anno fu traslato nella chiesa parrocchiale e posto in un’arca sotto la mensa dell’altar maggiore (27). Don Lorenzo Francione tolse poi l’urna dall’altar maggiore e la depose sotto quello di S. Anna, dove tuttora si trova. S. Lupercilla fu associata a S. Stefano come compatrona della parrocchia di Crodo.
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