Chiese a porte aperte Share Tweet il mio itinerario ?
Cappella della Madonna della Neve
Diocesi di Mondovì ( sec. XV )
Strada Statale 28, direzione Ceva, San Michele Mondovì
La piccola cappella campestre si incontra sul lato sinistro della strada statale verso Ceva.
Fu fatta costruire dal nobile Giustino di Monforte che la fece affrescare nel 1403come nel tempo passato si leggeva a lato dell’altare.
Nulla sappiamo dell’autore, anche se possiamo vedere la mano di un frescante dalla raffinata pennellata, specie nei particolari degli abiti, delle armature, dei volti.
E’ un semplice vano quasi quadrato con volta a crociera ogivale, preceduto da un atrio di epoca posteriore. Il tetto a capanna su cui si alza un piccolo campanile.
Nell’interno, gli affreschi sono databili verso la metà del XV secolo.
Sulla parete dietro l’altare una affollata Crocifissione dove ai piedi della croce troviamo la Maddalena inginocchiata, San Giovanni in piedi, Maria sorretta da donne dolenti, più indietro, cavalieri e soldati. Un angelo accoglie l’anima del buon ladrone mentre un diavolo quella del cattivo ladrone; altri angeli raccolgono nei calici il sangue di Cristo che zampilla dal costato e dalle mani.
Sulla parete sinistra: l’Inferno dove l’imponente figura di Lucifero campeggia al centro, mentre inchioda Giuda con gli unghioni; al di sotto corre la Cavalcata dei Vizi, che raffigura i sette peccati capitali, e precipita nella Bocca spalancata del Leviatano.
Sulla parete destra: la Città Celeste con la schiera dei beati, degli angeli musicanti e dei santi che in modo ordinato assistono all’incoronazione di Maria, inginocchiata al centro di un largo trono, vestita di rosso, con un gran mantello bianco. Fuori delle mura turrite, le Opere di Misericordia.
I costoloni fioriti della volta a crociera si uniscono in un grande e coloratissimo rosone.
Il soffitto è diviso in quattro unghie: sopra l’altare sta Cristo Pantocratore nella mandorla; a destra il bacio di Giuda a Cristo; sull’ingresso Cristo da Pilato e la flagellazione alla colonna; a sinistra la Risurrezione e la discesa agli inferi.
Il ciclo è completato, nell’arco di ingresso, dalle figure di Santi: S. Francesco d’Assisi, S. Lucia, S. Antonio da Padova e S. Bernardino da Siena.
Il titolo affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa quando nel IV secolo il nobile romano Giovanni, non avendo figli, decise di offrire i suoi beni alla Vergine Maria per costruire una chiesa a lei dedicata. La Madonna gradì l’offerta e apparve in sogno a Giovanni e alla moglie la notte fra il 4 e il 5 agosto, proprio nel pieno di un grande caldo che si era abbattuto su Roma, e indicò con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa. La mattina dopo i coniugi si recarono dal papa Liberio (352-366) a raccontare il sogno, ma anche il papa aveva fatto lo stesso sogno. Si recarono allora al luogo indicato, il colle Esquilino, e lo trovarono ricoperto di neve in piena estate. Lì sorse la chiesa che fu detta “Liberiana” dal nome del pontefice, ma il popolo la chiamò da subito “ad Nives”, della Neve. La chiesa fu abbattuta al tempo di Sisto III (432-440) e la nuova imponente Basilica divenne l’odierna S. Maria Maggiore.
Il culto per la Madonna della Neve ebbe subito grande diffusione e molte chiese e cappelle vennero a lei dedicate, specie in luoghi dove la neve non manca: in Piemonte ne esistono 31, in Lombardia 19, ma anche in Campania se ne contano ben 17 a riprova della profonda impressione suscitata dal miracolo romano.
Esiste anche un’altra tradizione legata al miracolo della neve in pieno agosto: in molte zone d’Italia, in omaggio alla Madonna della Neve, si usa mettere alle neonate i nomi di Bianca, Biancamaria, ma anche Nives.
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