Lontano dai principali centri abitati, nella campagna di Ciriè, in borgata Robaronzino, si trova un piccolo tesoro barocco: la chiesa dell’Immacolata, meglio nota col nome di Santa Maria degli Angeli.
L’edificio, documentato come già esistente dal 1661, negli anni trenta del Settecento è acquistato da Antonio Faccio, un ricco banchiere di Carignano che, dopo aver acquisito anche le restanti parti della cascina ed aver ampliato l’area residenziale del complesso, stabilisce qui la propria dimora.
Su sua committenza la chiesa viene notevolmente riplasmata dall’architetto Bernardo Antonio Vittone a cui in precedenza Faccio aveva già affidato la progettazione del santuario del Vallinotto e l’Opera Pia di Carità a Carignano. All’impresa di Robaronzino collabora anche Giuseppe Fichieri, cugino di Faccio, uomo di grande devozione e suo futuro esecutore testamentario.
L’esterno della chiesa di Santa Maria appare come un edificio dalle forme semplici e lineari, mentre l’interno a una sola navata, è uno scrigno barocco: qui si trovano uno scenografico altare disegnato da Vittone, dalle forme sinuose e ricoperto di marmi policromi nei colori giallo, verde, rosso e grigio, e cinque grandi tele dedicate al ciclo mariano articolate sulle pareti laterali ed una posta nell’abside come pala d’altare. Quattro di queste sono opera del pittore Francesco Guala.
Lo spirito di benefattore di Faccio, già noto per questa sua virtù in Carignano, trova riscontro anche a Ciriè, dove lascia alla locale Congregazione di Carità una casa per ospitare gli infermi e un fondo di 2.000 scudi d’oro.