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Chiesa di San Domenico

Diocesi di Pinerolo ( sec. XV )

Piazza Marconi, 10064, Pinerolo (TO)

La storia della presenza domenicana a Pinerolo inizia nel 1438, con il permesso del duca di Savoia Amedeo VIII, con il quale si autorizzava la costruzione di un convento nel luogo detto Le Baptiment.
A causa dell’opposizione mossa dai frati francescani, a causa degli svantaggi che avrebbe
comportato la vicinanza tra i due conventi, fu deciso di spostare la sede del nuovo convento Domenicano. Fu nel 1465 che venne chiesta dai frati domenicani l’edificazione della chiesa che, nel 1475, non era ancora terminata.
Si ha notizia, dalla fine del XV secolo e per la prima metà del successivo, dell’edificazione di cappelle interne alla chiesa: per prima quella di S. Maria Maddalena, fondata da Napione, canonico delle chiese collegiali; successivamente le cappelle della Vergine Maria e della Ss. Trinità. Nel 1489, fu costruita la «capelle inchoata sotto l’invocazione di S. Vincenzo Ferreri». Nello stesso anno, venne eretto l’altare di S. Giorgio nella prima cappella a destra entrando nella chiesa. Nel 1525, venne costruita dai tessitori di panno la cappella di S. Martino.
Durante tutto il Cinquecento la chiesa doveva però versare in uno stato di degrado, tanto che risultano vari aiuti richiesti per il restauro del complesso religioso. Nella visita apostolica del 1584 la chiesa viene descritta sprovvista di sacrestia, ma amplissima, suddivisa in cinque navate, e già bisognosa di restauri in più punti:
“La chiesa, provvista di sagrestia, era, non solo ampia, ma vastissima e delle più grandi che si avessero in città, ma era già diruta a est e a sud. […] Vi erano molti altari appoggiati alle colonne della chiesa stessa [che furono demoliti nella restaurazione]. Quanto agli altari, che erano o nelle cappelle o aderenti alle pareti, erano: quello di S. Gerolamo, quello di S. Vicenzo; quello dei Ss. Cosma e Damiano, la cui volta minacciava rovina […]; quello di S. Pietro martire, […]; quello della Concezione e Natività[…]. Vi era inoltre quello del Rosario. C’erano poi l’altare di S. Sebastiano, dell’Annunziata, dei Tre Re Magi, del Crocifisso e, nella parte inferiore della chiesa, quello di S. Giorgio, sotto la cappella chiusa di cancellata”. (Caffaro, 1908, vol. 5, p. 47-48).
Nel 1584, venne ordinata la costruzione di altri altari. Nel 1593 risultano essere stati eseguiti lavori di restauro di tutta la chiesa. Nel 1693, la chiesa risultava tuttavia, e di nuovo, molto rovinata: a causa di un bombardamento, il tetto era sfondato e parte del muro crollato. La situazione peggiorò con le guerre e gli incendi: in un incendio, durato due giorni, venne rovinata la metà del tempio verso il muro frontale. «Questo, circa quel tempo, fu rieretto, ma non più nel luogo primitivo dove terminano le semicolonne che tuttodì si scorgono a sostegno di una piccola tettoia presso l’attuale via dell’asilo infantile: ma più in su verso l’abside corale, precisamente dove tuttora sussiste. In tal modo la capacità dell’antica chiesa di S. Domenico fu ridotta quasi alla metà. (Caffaro, 1908, vol. 5,
p. 51-52).
Altri interventi di restauro risultano nel 1717 e nel 1788 (restauro della facciata). Sono scarse le notizie di lavori nel secolo XIX, mentre nel XX avviene un importante lavoro di restauro e ri-decorazione interna della chiesa particolarmente rilevante (1930), che in buona parte la connota tutt’ora.
In parte distrutta e manomessa, la chiesa viene ridimensionata e, insieme al convento, viene progressivamente abbandonata dai frati domenicani. Il 26 febbraio 1801 l’ordine domenicano viene soppresso in seguito alle disposizioni napoleoniche e, in seguito, il complesso viene adibito a diverse funzioni, quali fienile, deposito d’armi, scuderia. Nel 1911 viene riportato sotto la giurisdizione della Cattedrale di San Donato di Pinerolo, l’anno seguente, viene dichiarato “Monumento di pregevole arte e storia” dall’allora Soprintendenza dei Monumenti.
Nel 1986, in occasione della sistemazione urbanistica dell’attuale piazza Marconi, sono state evocate, con un intervento sul sagrato, le fondazioni delle colonne della chiesa originaria, utilizzando conci in pietra che ne riproducono l’impronta a terra. Con il secolo XXI si interviene nuovamente con il rifacimento del tetto (nel 2002) e con due ultimi importanti cantieri: uno per il consolidamento e restauro del campanile, e uno per il restauro di parte degli affreschi e delle decorazioni originali emerse nella campata centrale antistante l’abside (l’unica integralmente conservata dell’impianto originario della chiesa tardo quattrocentesca).
In tempi più recenti si possono ricordare nel 2003 il campanile della chiesa di San Domenico si trovava in uno stato di grave degrado, presentando rilevanti fenomeni di dissesto.
Un intervento di consolidamento statico e di restauro ne ha restituito l’efficienza, mettendo in sicurezza la struttura e recuperando, con un accorto intervento conservativo, i tratti formali caratterizzanti i quattro fronti. Il cantiere si è concluso nel 2005.
Il secondo progetto e relativo cantiere dei primi anni Duemila ha riguardato un intervento di
restauro degli apparati decorativi interni alla chiesa di San Domenico, limitatamente alla campata cha ancora testimonia l’impianto originario del complesso.
L’intervento è consistito in una prima campagna di saggi stratigrafici, a cui ha fatto seguito
l’intervento concentrato nel recupero delle superfici all’intradosso della crociera costolata,
scendendo fino all’importante capitello cubico di cui è stata recuperata la decorazione originaria. Il restauro ha inoltre riguardato l’affresco – attribuito alla Scuola di Jacopo Jaquerio probabilmente realizzato dai Serra di Pinerolo – che necessitava di una ripresa dopo il primo intervento eseguito alcuni decenni prima.

Prima di accedere alla navata centrale e all’abside, riconsacrato nel 1911, si attraversa un endonartece, ossia un portico interno. Le navate laterali non sono oggi visitabili. All’interno, la chiesa è composta da un unico corpo a pianta rettangolare, con ampio soffitto piatto seguito da un soffitto con volta a crociera e costoloni decorati con motivi geometrici. L’abside è invece a pianta poligonale ed è coperto da una volta a ombrello. I costoloni delle volte della navata poggiano su pilastri tondi in mattone rosso terminanti in capitelli a dado. Come anticipato, a causa degli avvenimenti che hanno interessato il complesso, l’interno della chiesa è piuttosto spoglio. Dell’antico edificio rimangono poche tracce decorative, come alcuni frammenti di pittura murale nell’abside e un velario dipinto di colore giallo, con decorazioni floreali a stampo. Sulla parete destra si snoda una fascia dipinta suddivisa in più riquadri e un affresco di una Madonna con il Bambino che si sporge in avanti a sfogliare le pagine di un libro tenuto da San Domenico. Si è poi conservato un lacerto di affresco, nel sottarco della parete destra, raffigurante una figura femminile in abiti monacali che regge un cartiglio; lì vicino si trova traccia di una fascia decorativa vegetale su fondo rosso, interrotta da un tondo che contiene il monogramma di Cristo. È di Bartolomeo Serra il frammento rappresentante la Vergine Annunciata, parte di un affresco di maggiori dimensioni che si trova in corrispondenza della cappella dell’Annunciazione, fondata dal nobile Claretta Andreano il 12 maggio 1467. Si tratta di una delle prime attestazioni pittoriche dell’attività della bottega nel pinerolese.
La fondazione del convento e della chiesa titolati a San Domenico avviene il 10 agosto 1438 grazie al Duca Amedeo VIII di Savoia. Da pochi anni la città di Pinerolo era entrata a far parte dei domini della famiglia, dato che nel 1418 il ramo degli Acaja, allora signori della città, si era estinto con la morte di Ludovico. La fondazione del convento e della chiesa, assegnati ai frati domenicani già presenti a Pinerolo, si trattò di una scelta politica del duca sabaudo per, da una parte, primeggiare sul convento dei francescani pinerolesi legati al ramo degli Acaja, dall’altra, per rafforzare la rete inquisitoria in zona.

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