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chiesa di san Vittore

Diocesi di Vercelli ( sec. V; XXI )

Largo d'azzo,13100, Vercelli, vc

Si tratta di un edificio sacro che ha subito, nell’ambito della storia ecclesiastica e urbanistica cittadina, profonde trasformazioni architettoniche e di culto.
Si hanno scarse notizie dell’antica chiesa di san Vittore, e ciò è probabilmente dovuto anche al fatto che sembra essere completamente disperso il suo archivio. Gli storici vercellesi Orsenigo e Modena hanno sostenuto che anticamente la parrocchia dovesse essere intitolate a San Giobbe, ed a riprova il Modena cita l’esistenza di un’antica pittura che raffigurava il santo.
L’unico storico vercellese che nomina la parrocchia di san Vittore resta Cusano, che la giudica esistente fin dal 1191.
L’odierna chiesa sorge su un’area cimiteriale attestata già nel V secolo, posta fuori le mura cittadine e sviluppatasi intorno al primo impianto della cappella dedicata al Santo. A partire dal XIII secolo la chiesa compare indicata in documenti come San Vittore de strata in quanto posta su una delle principali strade d’ingresso alla città. L’unica testimonianza del vecchio edificio si limita al campanile romanico, di pianta quadrata.
Tra il XIII e il XIV secolo l’edificio venne parzialmente distrutto e ricostruito a navata unica con la ristrutturazione di quella laterale meridionale.
Nel 1579 mons. Giovanni Francesco Bonomi, vescovo di Vercelli, decise di sopprimere la parrocchia di san Vittore, unendola a quella di San Salvatore. Da questa data la chiesa venne concessa in uso alla Confraternita dei Disciplini Penitenti o Battuti Bianchi, che da quel momento assunse la denominazione di Confraternita di san Vittore.
Dal 1597 la chiesa cominciò ad abbellirsi con pitture ed arredi, con la costruzione del tiburio (1606) e con la cappella della Madonna Consolata, realizzata per riporvi l’affresco della Vergine. L’edificazione della facciata risale presumibilmente fra il momento della ricostruzione fino ai lavori di restauro eseguiti dai cistercensi (quindi dopo il 1622 o forse anche oltre).
Di grande e antica rilevanza devozionale delle madri vercellesi è la cappella esterna la chiesa, dedicata alla Madonna del Latte, risalente al XVI/XVII secolo.
Nel 1621 il vescovo Goria concede San Vittore ai monaci cistercensi riformati di San Bernardo. I cistercensi rimasero a San Vittore fino al 1694, cioè fino a quando trovarono dimora presso i Berzetti di Buronzo. Durante il trasloco asportarono dalla vecchia tutto il possibile.
Dopo il 1694 tornò alla Confraternita dei Disciplini.
Negli anni ’70 venne utilizzata come magazzino fino ad arrivare al punto di essere sconsacrata nel 1988. L’Archivio di Stato di Vercelli decise allora di chiedere in comodato d’uso gli spazi dell’ex chiesa della confraternita per valorizzare l’edificio.
Importanti lavori di restauro furono eseguiti negli anni ’90, contestualmente le condizioni economiche vennero meno e l’inaccessibilità permase alcuni anni fino a quando l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Vercelli nel 2012 decise la restituzione del bene.
La planimetria della chiesa è organizzata su due quadrati, rispettivamente navata e presbiterio. Il presbiterio è affiancato a nord da due ambienti adibiti a sacrestie. Nella sacrestia sono conservate opere di Giuseppe Tarchetti e cinque tele ovali che narrano la vita di Emilia, beata, appartenente alla stirpe dei Bicchieri. L’altare maggiore è completato da un opera raffigurante San Vittore, attribuito al pittore vercellese Francesco Marino, nel 2018 sottoposto a restauro.
Il presbiterio è sormontato da un tiburio ottagonale con lanterna. La decorazione della chiesa può essere distinta in due periodi successivi. Un primo momento è riferibile al XVII secolo, quando Disciplini e Cistercensi si alternarono nella chiesa, non risparmiandosi nelle decorazione dell’edificio. A questo periodo si riferiscono le pitture del tamburo con i quattro Profeti e tutta la decorazione in stucco. A quest’epoca apparterrebbero anche i quattro Evangelisti, inseriti negli ovali in stucco dei pennacchi.
La decorazione dei settori del tiburio risale tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900.

BIBLIOGRAFIA

CHICCO, Giuseppe; FACCIO, Giulio Cesare; VOLA, Francesco. Vecchia Vercelli, 2 voll., Vercelli 1980.
ORSENIGO, Riccardo. Vercelli Sacra, Vercelli 1909.

L’ancona dell’altare maggiore contiene la pala raffigurante la decollazione di San Vittore, santo a cui la chiesa è dedicata. Nella parte sinistra della tela, sullo sfondo, si trova un edificio semplice e lineare, a pianta rettangolare, affiancato da una statua bronzea di Zeus e Leda, poggiante su un alto basamento. La parte destra ha invece iconografia cristiana, il monte Calvario fa da sfondo a una crocefissione compiuta sotto la figura del Cristo benedicente. In alto due angeli con la corona di alloro, simbolo di gloria, e la palma del martirio si avvicinano a Vittore che, inginocchiato a terra, mostra il collo in attesa dell’atto finale. Vittore è un uomo giovane con capelli lunghi e barba chiara. Indossa abiti civili dei colori delle virtù teologali e dei calzari militari romani. A sinistra un soldato, con sguardo di sdegno, tiene il Santo dai capelli e in mano impugna quella che sembrerebbe una sciabola; alle sue spalle un anziano sacerdote romano con una mano regge un turibolo e con l’altra indica la statua degli idoli. Questi due personaggi indossano abiti che si possono ricondurre alle terre dell’est: Serbia, Turchia, Macedonia, Bulgaria. Questo aspetto è spiegabile in quanto la scena riporta al tempo dell’imperatore Massimiano, di origine serba.
Nel secondo ambiente della sacrestia sono conservate cinque tele che raffigurano la Beata Emilia Bicchieri, religiosa dell’Ordine dei Domenicani, nata nel 1238 e morta nel 1314 a Vercelli. Grazie all’eredità del padre acquistò il convento dei Padri Domenicani e fondò nella chiesa di Santa Margherita una comunità basata sulla regola di Sant’Agostino nel 1256, da cui nacque il monastero della santa. Proclamata beata il 19 luglio 1769 da papa Clemente XIV e dal 1811 le reliquie si trovano nella cattedrale di Vercelli.

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