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Chiesa della Madonna della Divina Provvidenza

Diocesi di Torino ( sec. XX )

Via Carrera, 11 10146 Torino

La chiesa della Madonna della Divina Provvidenza rappresenta una delle prime iniziative edilizie torinesi dell’immediato dopoguerra. L’edificazione di questa nuova sede di culto si colloca in un momento storico particolare: borgata Parella negli anni tra due guerre è un quartiere in espansione, in cerca di una propria identità sociale e religiosa ed è evidente quanto sia stata importante la presenza di una chiesa in una realtà prettamente legata allo sviluppo industriale e come questa dovesse caratterizzare la zona sotto un profilo sia architettonico che artistico. La realizzazione è avviata nel 1921 sotto la guida del "parroco costruttore" don Michele Plassa (Piobesi 1880-Torino 1953) su disegno dell’architetto Paolino Napione, docente presso la Regia Scuola Tecnica Lagrange e del figlio Giorgio. Terminato nel 1929 l’edificio viene ricostruito dopo il 1942 a causa di due pesanti bombardamenti che rasero al suolo l’interno, ad eccezione dell’abside: presenta una pianta rettangolare, a tre navate, con breve portico d’ingresso a livello sopraelevato rispetto alla strada, a cui si accede da una larga scalinata dal lato della facciata. La facciata presenta una struttura a capanna sia per la parte destinata al portico, sia per il corpo centrale. Alcune statue opera del Cantono decorano la facciata. L’interno appare molto semplice: la navata centrale termina con l’altare progettato dall’architetto Napione che ripete la forma della facciata e presenta quattro mosaici a fondo oro che lo decorano ai lati , creati dalla scuola del mosaico di Milano, su disegno di Antonio Testa. Nella cuspide centrale elevata è stato ricollocato il crocefisso ligneo realizzato per la chiesa dallo scultore Victor Cerrato nel 1936 e salvato dai bombardamenti del 1942. Le navate laterali separate da colonne e abbellite da cappelle, terminano nello pseudo transetto che permette ai fedeli di disporsi anche a lato dell’altare. Difficile fu la scelta da parte del committente nell’individuare un artista adeguato per la realizzazione della decorazione interna che sapesse esprimere con forza il collegamento tra il divino e l’umano. La chiesa locale scelse di proporre un pittore “nuovo”, Antonio Testa (1904-2000): già presente alle più importanti mostre torinesi degli anni Trenta, Testa realizza un ciclo pittorico lontano dal gusto accademico, non troppo innovativo e al contempo compatibile con il linguaggio ecclesiale, chiaro e facilmente comprensibile al popolo, sulla scorta dei grandi cicli di affreschi del Tre e Quattrocento. La scelta del tema ricadde sull’Incoronazione della Vergine circondata da angeli e santi. Sono presenti inoltre pregevoli sculture di Giovanni Cantono: l’altare del Santissimo Sacramento, un bassorilievo bronzeo raffigurante il Battesimo di Gesù e l’altare delle anime del Purgatorio. Nel 1957 la chiesa fu ampliata nella sua struttura definitiva e, per volontà di Mons. Enriore, Antonio Testa ritorna nuovamente sui ponteggi della Divina Provvidenza per restaurare la sua opera, danneggiata dai bombardamenti del 1942.

I teleri di Antonio Testa nella chiesa della Divina Provvidenza

La chiesa della Madonna della Divina Provvidenza celebra la glorificazione della Vergine con un mirabile ciclo decorativo, collocato nell’abside, opera del pittore Antonio Testa. Si tratta teleri, dipinti di grandi dimensioni applicati solitamente a parete o inseriti in controsoffitti lignei. Il termine deriva dal veneziano “teler”, ossia il supporto pittorico tipico del tardo Trecento che garantiva, rispetto all’affresco, un degrado minore della superficie dipinta, in un ambiente lagunare, impregnato di umidità. Antonio Testa sceglie di utilizzare questa tecnica a lui ben nota quando nel 1938 si accinge alla decorazione dell’abside, realizzando le tele in studio e ponendole solo a lavoro terminato in chiesa. Il ciclo rappresenta l’Incoronazione della Vergine tra angeli e santi: nel registro superiore si colloca la Madonna, incoronata da un angelo e profusa di luce, con intorno le figure di San Giuseppe, San Zaccaria, Sant’Anna, San Giovanni e l’arcangelo Michele; in quello inferiore invece compaiono gli Apostoli, San Pietro, San Tommaso, San Giovanni, e poi San Gerolamo, San Paolo, Sant’Agostino, mentre nel gruppo delle Sante l’attenzione si focalizza su Santa Monica, Santa Lucia, Sant’Agnese, Santa Tecla e Sant’Agata. Antonio Testa ha saputo rendere il tema dell’Incoronazione in modo sapiente, rendendo i Santi riconoscibili tramite un’accurata simbologia e caricandoli di senso umano e teologico. Recentemente è stata realizzata una mostra con le riproduzioni dei teleri, con l’obiettivo di “avvicinarli” e farli meglio conoscere ai fedeli.

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tél
011/740272

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