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Chiesa del Monte Stella

Diocesi di Ivrea ( sec. XVII; XIX; XX )

Via Boaro, 10015 Ivrea (TO)

Il 29 agosto 1620 si era incoronata solennemente la Madonna d’Oropa e si era diffusa la sua devozione oltre i confini del biellese. Il santuario, di Nostra Signora del Monte Stella o Madonna del Monte Stella o Santuario del Monte Stella venne edificato nel 1627 ed ampliato poco più tardi nel 1658 a testimonianza della speciale devozione che si esprime, ad Ivrea ed in tutto il Canavese, nei confronti della "Madonna Nera"' di Oropa.
Di tale secentesca costruzione rimangono oggi solo il campanile e una parete adiacente alla attuale chiesa, su cui si vedono i resti di una lunetta affrescata. Nel 1658 ci fu un ampliamento con ingrandimento del santuario per voto della città. La odierna chiesa dedicata alla "Madonna della Stella" ha forma di tempio a pianta circolare e venne edificato nel XIX secolo ricostruendola in stile neogotico. Nel 1943 in seguito ad un’altro voto della città si decise di ricostruire l’edificio. I lavori iniziarono nel 1954, realizzando, tuttavia, la sola abside, tutt'ora officiata.
Il santuario è posto a ridosso del centro abitato di Ivrea, sulla sommità del monte Stella. Tra gli oggetti del culto vi è una Madonna con Bambino tra i santi Eusebio e Bernardo da Mentone (sec.XVII?)
L'aspetto dell'edificio prima della ricostruzione del 1954 si ricava da numerose fonti iconografiche.

Proseguendo oltre il santuario di Monte Stella, lungo un ciottolato che sale sulla cima della collina dioritica, si arriva – in un posto suggestivamente panoramico – alla "Cappella dei Tre Re", meta di pellegrinaggio che si svolge nel giorno dell'Epifania e che, per antica deliberazione pontificia, vale ai fedeli una indulgenza plenaria. L'antico rito della processione e della offerta dei ceri alla cappella, è stato, in tempi recenti, incorporato nelle celebrazioni dello "Storico Carnevale di Ivrea", che ogni anno ha il suo avvio proprio nella giornata dell'Epifania.
La cappella, dalla architettura romanica estremamente sobria, riconoscibile soprattutto per la presenza di un'abside semicilindrica, fu edificata attorno al 1220: la tradizione vuole che sia stato San Francesco a suggerirne la costruzione per ottenere la protezione dalla grandine.
Anche l'interno della cappella è alquanto spoglio. Sin verso il 1980, sull'altare della cappella era posto un delizioso Presepe composto da cinque statue in terracotta dipinta (opera databile verso l'ultimo quarto del XV secolo, eseguita da un ignoto scultore, il così detto "Maestro dell'Adorazione dei Magi di Ivrea") collocate in una sorta di "teatrino sacro" dal fondale dipinto, ad ampliare prospetticamente la scena dei Magi. Ora il Presepe è conservato presso il "Museo Civico Garda".
Al di sotto dello scialbo che ricopre le pareti della cappella è recentemente affiorato un pregevole affresco, anch'esso databile verso la fine del XV secolo (ca 1480) raffigurante una Adorazione del Bambino con ai due lati le figure di San Rocco e di San Sebastiano (omaggio probabile allo scampato pericolo della peste scoppiata in quegli anni); affresco che, per molti elementi stilistici, richiama la lezione artistica di Martino Spanzotti.
Il restauro ultimato nel 2004 ha consentito di restituire al pregevole affresco i suoi colori originali e di mettere in evidenza la cura con la quale furono dipinti i volti di Maria e di Giuseppe.
Si tratta dunque di un’opera pressoché coeva all’avvio al grande ciclo di affreschi realizzati dallo Spanzotti nella chiesa di San Bernardino ad Ivrea, eseguito da un maestro di notevole valore artistico, capace di realizzare, come hanno mostrato le analisi condotte nel corso del restauro, l'intera opera in una sola giornata. Tutto questo aveva affrettatamente fatto pensare che l'autore potesse essere lo stesso Spanzotti, sia pur con l'intervento di aiuti per le parti visibilmente meno curate.
La più recente analisi critica dell'affresco (prof. Giovanni Romano) ha portato a ritenerlo opera di un valente pittore, attivo tra Canavese e Valle d'Aosta, che si ispira con evidenza allo Spanzotti (ed in particolarmente alla Adorazione del Bambino e Santi Vescovi di Rivarolo Canavese) e che, per alcuni versi, pare non immemore della lezione aostana di Antoine de Lonhy.

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